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La Storia

La masseria, conosciuta storicamente come Masseria Mandolalena, entra nella proprietà della famiglia Loperfido sin dagli inizi degli anni Settanta.

Agricola Ciciddo deve oggi il suo nome ad Emanuele Loperfido, classe 1904, che per primo seppe coniugare la passione agricola allo spirito imprenditoriale.

 È oggi operativa principalmente nel settore olivicolo e rappresenta una solida realtà del materano.

La masseria Mandolalena sorge nell’aria della “Mandorla” che costeggia la profonda “Gravina DI Picciano”. Un territorio tagliato fuori dalla vecchia contrada del “Trione della Chiesa” da una variante del vecchio tracciato viario della S.S. 7. Una variante determinata dalla costruzione della diga che, con il suo invaso, ha portato notevoli trasformazioni in questo territorio.

La vecchia struttura rurale, costruita sul ciglio della “gravina” poggia su di una serie di cavità rupestri che si sviluppano su più piani e che un tempo consentivano di raggiungere, attraverso gradinate scavate nella ripida parete rocciosa, il torrente che scorre sul fondo.

La Masseria, attualmente semi-nascosta da una cortina di cipressi ed altre essenze arboree, rappresenta tipologicamente uno dei migliori esempi di masseria di servizio presenti nell’agro materano. Lo sviluppo planimetrico dell’edificio, a forma quadrata, mostra una corte interna chiusa da edifici privi di aperture verso l’esterno offrendo, ad un primo colpo d’occhio, l’impressione di un piccolo fortilizio.

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Unico punto d’ingresso è rappresentato da un androne, chiuso da un robusto portone rinforzato interamente da grosse crociere in legno. L’androne passa sotto una modesta torre quadra terrazzata, uniita di due finestrelle che consentivano il controllo sia esterno sia della corte interna.

A detta torre si accede attraverso una scalinata che, partendo dalla corte raggiunge il camminamento, che poggia su tre archi ciechi e corre lungo il bordo superiore della linea frontale della masseria, Un camminamento che nella sua parte centrale dà accesso alla parte superiore della torre d’entrata, Oltre che dalla linea frontale, la corte è delimitata, negli altri tre lati, da una serie di lamioni tra i quali l’ultimo con all’interno un enorme camino che occupa tutta la parete destra. Nel vano della cappa del camino, da ambo i lati, i classici sedili in pietra ed una serie di piccole cavità porta oggetti ricavati nella muratura di fondo.


In alto, posizionata centralmente, la lunga catena con il gancio per il pentolone.


Il lamione ha subito varie ristrutturazioni nel tempo e da luogo di appoggio per operai e pastori veniva trasformato in stalla con relative mangiatoie.

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La data A.D. 1822, posta sulla chiave di volta dell’arco d’ingresso della torre consente di stabilire l’epoca della costruzione della masseria. Una seconda data, 1894, compare su di un edificio aggiunto sul fianco della cappella.


La cappella, dedicata a San’Isidoro presenta sul frontone l’iscrizione: D. HIC EST Domus ANS 1802 e, sul superiore finestrino, si legge: ”qui non si gode asilo”.
La masseria ed il circostante parco, diviso tra numerosi piccoli proprietari, non hanno subito nel corso degli anni manomissioni tali da alterare la struttura originaria. Tra i vari antichi proprietari compare un Di Lena, importante famiglia materana che annovera fra i suoi antenati il noto fisico Giuseppe vissuto nel XVIII secolo che aveva, come affermato da Domenico Riccardi, lo ius patronatus sull’altare della Immacolata Concezione nella chiesa di San Rocco in Matera.


Attualmente il proprietario di maggioranza è la famiglia Loperfido di Matera che ha già restaurata la cappella che si presentava fino a pochi anni addietro, unitamente alla masseria, in preda al degrado.


Per quanto attiene il toponimo di Mandolalena, Domenico Riccardi ha avanzato la semplice ipotesi che potrebbe derivare per la seconda parte, dal nome dei proprietari Di Lena mentre la parte iniziale deriverebbe dall’antico nome della contrada: “Mandorla”.

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